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Il nostro fare cooperazione
La seconda parola-chiave "Cooperazione" della nostra denominazione sta a significare l'intenzione di promuovere la pace anche facendo interventi di cooperazione decentrata. Ciò non significa tuttavia che assumiamo la cooperazione come un "mestiere", che in molti casi viene praticato come mero assistenzialismo e che spesso finisce per perpetuare anziché contribuire a modificare le cause che stanno alla base della povertà e delle sofferenze dei popoli assistiti.
La Tavola della Pace e della Cooperazione sceglie e realizza solo progetti di cooperazione che hanno alcune caratteristiche particolari.
La prima caratteristica consiste nel fatto di intendere l'attività di cooperazione come azione strettamente connessa con la promozione della cultura della pace, intesa e praticata come presa di coscienza e assunzione delle responsabilità che gravano sulle nostre spalle di europei facenti parte di quel venti per cento dell'umanità che non disdegna guerre e violenze per accaparrarsi l'ottanta per cento delle risorse mondiali.
La seconda caratteristica consiste nella pregiudiziale per cui il contenuto e la destinazione dei progetti non assumano mai il carattere di supporto, più o meno camuffato, a politiche di guerra o di fiancheggiamento degli eserciti occupanti i territori altrui. Ne discende, come corollario, che le attività di cooperazione progettate o realizzate con la partecipazione della Tavola devono opporsi radicalmente, senza se e senza ma, a qualsiasi giustificazione dell'uso della violenza e della guerra, smascherando le ipocrite ed interessate motivazioni usate in anni recenti in nome delle guerre umanitarie, delle guerre per la democrazia, delle guerre contro il terrorismo o contro le armi di distruzione di massa.
Sono coerenti con queste affermazioni gli interventi di cooperazione effettuati nell'area dei Balcani ed in particolare quelli realizzati nel comune di Kursumlija della Serbia meridionale, all'indomani della guerra del Kossovo scatenata dalla Nato, a cui ha partecipato anche l'Italia, contravvenendo al dettato costituzionale e alle normative che stanno alla base della stessa Nato. E mantiene fede agli stesi principi anche il progetto "Sostegno a LAONF, rete nonviolenta irachena, per la promozione di diritti umani e riconciliazione interna", di cui abbiamo parlato prima.