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La scelta della non violenza

La scelta della non violenza

Brano dell'articolo di presentazione del numero 11 della rivista Quaderni Satyagraha

Pietro Pertici - Coordinatore della Tavola della Pace e della Cooperazione

Nel luglio del 2004, durante il meeting annuale di san Rossore organizzato dalla Regione Toscana, furono poste le basi per la partecipazione al Forum Sociale di Porto Alegre, previsto per il gennaio 2005. Il coordinatore della Tavola propose al Centro Gandhi di unire le forze per promuovere in quella sede una sessione tematica dedicata alla nonviolenza attiva, un argomento che non era mai stato affrontato direttamente nelle assemblee precedenti. L'adesione entusiasta di Rocco Altieri, di Martina Pignatti Morano e di tutto il Centro Gandhi alla proposta di Pietro Pertici permise nei mesi successivi di attivare un percorso comune di mobilitazione su questo obiettivo.
Grazie all'instancabile operato di Martina, il tema della nonviolenza attiva fu iscritto tra le sessioni tematiche di discussione previste per la grande assemblea di Porto Alegre, un'idea diffusa via internet che riscosse subito grandi adesioni tra i movimenti di tutto il mondo. Per la prima volta il social forum si sarebbe interrogato sui rapporti tra mezzi e fini nella lotta politica per un altro mondo possibile.
L'appuntamento brasiliano fu intanto preparato localmente attraverso alcune assemblee pubbliche, molto affollate, che si tennero nel dicembre 2004, nei giorni precedenti il Natale, cui fu invitato come principale relatore il filosofo francese Jean-Marie Muller fondatore del Mouvement por une Alternative Non violente (M.A.N.), che tenne all'Università di Pisa e a Pontedera fondamentali lezioni sul significato e le forme dell'azione nonviolenta. 
Dall'incontro con Jean-Marie ne uscimmo tutti fortificati per spiccare il volo con sicurezza verso Porto Alegre, dove abbiamo partecipato con una delegazione unitaria italo-francese, composta oltre che da Pietro Pertici, in rappresentanza della Tavola, da Martina Pignatti Morano e Meri Ciuti per il Centro Gandhi di Pisa, e da Jean-Marie Muller. Il filosofo francese ebbe ovviamente il compito di guidare le assemblee tematiche che si tennero a Porto Alegre, presentando la nonviolenza come scelta di lotta efficace, l'unica possibile, per la rivendicazione e la conquista della giustizia e della pace, cioè per costruire quel mondo migliore che costituisce il fine ultimo perseguito dai movimenti del Forum Sociale Mondiale. 
Sulle ali del successo di Porto Alegre, al ritorno in Italia fu convocato a Pontedera il programmato Forum nazionale su la nonviolenza attiva in marcia, che si sviluppò attraverso quattro sessioni di studio, dal 12 febbraio al 14 maggio 2005, e che costituisce l'oggetto degli atti pubblicati in questo quaderno.
Il successo della spedizione a Porto Alegre si è rivelata subito assai più fruttuosa di quanto ci si potesse aspettare, poiché in quella sede, grazie all'opera intelligente di Martina, si è potuta intrecciare una rete internazionale fra gruppi impegnati nella ricerca della nonviolenza attiva di varie parti di mondo. Insieme ad alcuni di questi gruppi, si pensi su tutti all'associazione spagnola Nova di Martì Olivella (di cui pubblichiamo in questo quaderno alcuni contributi), si sono realizzati nell'inverno del 2005 e del 2006 ulteriori convegni e training formativi a Gerusalemme, per Palestinesi ed Israeliani, e ad Amman, per gruppi di Iracheni, tutti interessati a ricercare e a diffondere i metodi della nonviolenza, per aiutare i loro popoli a superare le tragiche condizioni in cui la guerra ed il terrorismo li hanno gettati. Non mi dilungherò nella descrizione di queste iniziative di cui si parla più diffusamente in altri articoli, sia su questo stesso quaderno, sia su quello precedente del 2006, "Quaderni Satyāgraha" n. 9.
I contenuti programmatici della nonviolenza attiva in marcia sono stati anche alla base della partecipazione all'Assemblea dell'ONU dei Popoli e alla grande marcia da Perugia ad Assisi dell'11 settembre 2005 e, successivamente, alle assemblee del Movimento nazionale per l'Acqua Bene Comune e del Movimento nazionale per il disarmo atomico nell'ambito del movimento più complessivo contro le spese militari e per il disarmo. 
Merita, infine, ricordare, l'11 settembre 2006, centenario della nascita del Satyagraha di Gandhi, il lancio della Campagna mondiale per il disarmo atomico promosso da Alex Zanottelli, con un appello che ha trovato immediata accoglienza e sostegno da parte della Tavola e del Centro Gandhi. Ora ci attende la partecipazione al F.S.M. di Nairobi in Kenia dal 20 al 25 gennaio 2007. Anche in occasione di questo appuntamento, coerentemente con quanto detto in precedenza, sussiste un forte legame fra i programmi della Tavola e le ragioni per cui i Movimenti mondiali hanno scelto una città dell'Africa per realizzare il prossimo Forum Sociale Mondiale.

Il Forum nazionale su la nonviolenza attiva in marcia
Lo scopo del forum è ben rappresentato dalla domanda: Può la nonviolenza attiva, intesa come forma di lotta nonviolenta, costituire l'alternativa, rispetto agli annunci di violenza, di terrorismo e di guerre infinite con le quali da diverse parti si vuole disegnare l'orizzonte nostro e delle prossime generazioni? 
È la domanda che, fortunatamente da qualche tempo, si è posta anche una parte della politica, come ha dimostrato il convegno del Partito della Rifondazione Comunista convocato a Venezia il 28 e 29 febbraio 2004 a Venezia e ripreso negli ultimi tempi anche da alcuni giornalisti che operano professionalmente nei luoghi della guerra, si pensi ad esempio agli scritti più recenti della coraggiosa giornalista de "Il manifesto" Giuliana Sgrena. Ma, a parte le poche eccezioni, il tema della lotta nonviolenta come scelta alternativa alla guerra non si è ancora imposto nell'orizzonte della politica e nell'ambito del complesso e variegato movimento pacifista. Si pensi che, sull'argomento, non si è ancora riusciti ad aprire un confronto neppure nell'ambito della Tavola della Pace di Perugia. In realtà, anche all'interno dei movimenti che hanno riempito le manifestazioni contro le guerre di questi anni sono molti coloro che temono che una scelta radicale come quella della nonviolenza attiva possa provocare grosse divisioni al loro interno. È facile capire che l'alternativa nonviolenta cambierebbe profondamente le modalità di opposizione alle guerre, poiché significherebbe affermare che nel terzo millennio non possono esistere più guerre giuste, ben sapendo che tutte le guerre sono finanziate con le immense risorse sottratte al benessere dei popoli poveri, e sapendo anche che, da almeno sette decenni, ogni guerra è programmata e attuata con l'obiettivo strategico di piegare la resistenza del nemico col sistema delle stragi e dei massacri ai danni della popolazione civile, radendo a tappeto intere città, distruggendo le opere che costituiscono le basi della civiltà.
Scegliere la lotta nonviolenta significa che non è mai lecito uccidere persone inermi, neppure da parte di chi è vittima dell'oppressione altrui. Significa non solo dire che si è contrari al terrorismo, ma affermare con chiarezza che le stragi di civili costituiscono sempre e in ogni caso atti criminali e non possono essere mai giustificate in nome della libertà di un popolo, poiché la vittima finale della strategia terroristica sarà sempre e comunque il popolo in nome del quale pur dichiara di volere operare. Infine, ritengo che dal punto di vista religioso le istituzioni preposte a tutte le fedi dovrebbero con urgenza dichiarare la preparazione e la realizzazione della guerra "peccato mortale", chiedendo senza equivoci la messa al bando delle armi atomiche e di tutte le armi di distruzione di massa, cominciando una seria politica di disarmo a partite dagli arsenali delle grandi potenze.
Eppure, a fronte di questa difficoltà complessiva del mondo pacifista e della politica, esiste invece un articolato e diffuso insieme di personalità e di piccoli gruppi, che si richiamano al pensiero e all'azione di maestri e profeti della nonviolenza attiva, come il Mahatma Gandhi, Martin Luther King, Aldo Capitini, don Lorenzo Milani, Danilo Dolci, Giorgio La Pira, Ernesto Balducci. Esistono numerosi centri di studio e di ricerca che operano per la diffusione del pensiero e del metodo nonviolento e per la formazione di giovani interessati ad impegnarsi in attività connesse alla trasformazione nonviolenta dei conflitti. Da questi centri sono nate diverse associazioni che in varie parti del mondo fanno opera di peace-keeping non armato e nonviolento. 
Ebbene, è stato partendo da queste constatazioni che la Tavola ha deciso di realizzare un evento che avesse le caratteristiche di un luogo di approfondimento e di dibattito in cui si confrontassero alcuni dei soggetti sopra richiamati, e lo facessero non nell'ambito di seminari chiusi e auto-referenziali, ma davanti e con la partecipazione diretta della popolazione del nostro territorio. Abbiamo voluto aprire il dibattito sulla "nonviolenza attiva" attraverso una riflessione pubblica, non accademica, che ponesse di volta in volta i ricercatori e gli operatori della nonviolenza di fronte a coloro che operano nella politica, amministrando o facendo le leggi in parlamento, di fronte a chi si trova a fare professionalmente la guerra e di fronte a chi spende il proprio impegno quotidiano in prima persona vicino ai deboli e agli emarginati, o interponendosi con il dialogo e la solidarietà nelle situazioni di conflitto sociale.
In altre parole si è cercato di avviare un percorso culturale per la formazione di una opinione pubblica diffusa intorno ad una problematica, la cui acquisizione consapevole in termini di forma di lotta alternativa, è solitamente appannaggio di ricercatori, di studiosi o di generosi ma piccoli gruppi che operano spesso ignorati dall'opinione pubblica. Abbiamo infatti annunciato l'iniziativa con queste parole: obiettivo di fondo del Forum è affermare e diffondere la nonviolenza attiva come forma di pensiero, di azione e di lotta (individuale o di gruppo) da assumere in ogni circostanza non solo per superare i conflitti, ma anche per eliminare le discriminazioni, la povertà, la fame, la sete, le ingiustizie e le guerre e, coerentemente con questa impostazione, abbiamo scelto i temi, che sono stati posti alla discussione delle diverse sessioni del forum:

  • Amministrare il territorio secondo i principi della nonviolenza: diritti di cittadinanza senza esclusioni- sessione del 12 febbraio 2005.
  • Il diritto e la nonviolenza: la nascita in Italia di una difesa popolare non armata e non violenta"- Pontedera - sessione del 26 febbraio 2005.
  • Profeti e artefici di Pace: protagonisti di culture e fedi religiose diverse nella comune scelta dell'azione nonviolenta - sessione del 5 marzo 2005.
  • Come intervenire nella realtà per superare i conflitti e costruire percorsi di Pace - La Ricerca e la Metodologia della Nonviolenza si confrontano con la Politica - sessione del 14 maggio 2005.

 

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